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martedì 3 febbraio 2009

La carica degli aspiranti scrittori

Penne alla nuorese. Dalle poesie della maestra ai romanzi della casalinga.


I librai: «Fenomeno da non sottovalutare»
La carica degli aspiranti scrittoriQuaranta all'anno le opere pubblicate a pagamento

Talvolta dotati di talento oppure solo di presunzione, questi aspiranti scrittori scartano la trafila (spesso mortale) del giudizio delle case editrici: pubblicano il manoscritto a pagamento.Pure Salvatore Niffoi, celebrato scrittore in gambali e velluto di rilievo ormai europeo, cominciò così: un romanzo nel cassetto, un sogno nel cuore e i soldi sborsati per vedere stampato il suo libro. “Collodoro”, oggi ripubblicato da Adelphi, venne incartato nel 1997 dalle Edizioni Solinas e nella seconda di copertina l'autore ringrazia gli sponsor di Orani, il suo paese: dall'autoscuola Deiana allo studio dentistico implantologico Rocca, alle officine meccaniche Cavada.
IL FENOMENO Penne alla nuorese. Un reggimento di scrittori in erba, di poeti dialettali, di prosatori senza troppe aspettative, di geni incompresi - taluni col germe del talento, talaltri forniti solo di presunzione - avanza sul periglioso terreno della letteratura e del mercato editoriale. Scartata o evitata la gloriosa trafila (spesso mortale) del giudizio delle case editrici, si buttano sulla tangenziale del fai-da-te contando solo sulle proprie forze e sul proprio borsellino. Prendono il manoscritto e poi scelgono l'alternativa: o lo portano in tipografia e si pagano tutto, oppure si rivolgono a uno dei tanti editori che stampano bozze senza rimetterci sulle spese.
IN LIBRERIA «La formula utilizzata da queste case editrici, in genere, è quella dell'acconto sulla produzione - spiega Raffaele Casula della Libreria Novecento -. All'autore viene chiesto un tot, poi lo si invita ad acquistare una parte delle copie stampate. Ci sono persone che solo per vedersi pubblicato il libro hanno dovuto sborsare fino a 7 mila euro tra acconto e spese di distribuzione». Nella città natale del Nobel per la Letteratura Grazia Deledda e che è sede della casa editrice Il Maestrale, madrina di tanti scrittori sardi della nuova generazione - c'è un fermento letterario, una massa umana potente come una metastasi che parte dalla retrovia e che aspira a non restarci. «Un fenomeno da non sottovalutare», avverte Raffaele Casula che negli scaffali della libreria di via Manzoni ospita tante opere di questi autori. «Quaranta titoli in media ogni anno: ci sono quelli che vendono, e quelli che invece non vedono andar via neanche una copia». Successo che discende quasi tutto dalla rete di conoscenze dello scrittore. «La fortuna è in stretta relazione al parentado, alla famiglia, al numero di amici sui quali può contare l'autore - puntualizza Pier Franco Fadda della Libreria Mondadori di Corso Garibaldi -. Li si invita alla presentazione dell'opera in biblioteca e gli si vende il libro. Poi è tutto affidato alla distribuzione che in linea di massima questi scrittori curano da sé portando alcune copie in libreria o nelle edicole». È questa, secondo Rino Delrio della 2R di Corso Garibaldi, «il lavoro più duro, da veri militanti in un mercato difficilissimo: lasciano i libri negli scaffali, passano, chiedono: come va?». Tante volte va malissimo; tante va così così; poche va bene. «Si dice bene quando si vendono una settantina di copie per libreria», sintetizzano alla Novecento.
PENNE DA BATTAGLIA Va bene a Pasqualina Mariane, definita dai librai nuoresi «un piccolo fenomeno locale». Settantasei anni, orunese, casa e famiglia in città, studi arenati sullo scoglio della quinta elementare. «Io non ho grandi ambizioni. Mi bastano solo i complimenti». Cinque romanzi pubblicati, l'ultimo, ( Lo spago sulla valigia ), uscito a Natale del 2007 con la Nemapress di Alghero, ha già venduto 500 copie; mentre il primo, Due pani d'orzo (Lalli, di Poggibonsi), ormai di vent'anni fa, è già alla terza ristampa (mille copie per ogni uscita). «Certo, faccio stampare a pagamento i miei manoscritti. Mi sembra - sottolinea Pasqualina Mariane - la via più semplice per chi, come me, non ha altre ambizioni se non quella di raccontare una storia». Di Lo spago sulla valigia , per dire - prima tiratura mille copie - «ne ho comprate cento che regalo alle amiche oppure vendo da me. Per il resto la distribuzione viene curata dalla casa editrice. Se si guadagna? Macchè».
SPESE E GUADAGNO Sono diverse le forme di contratto tra queste case editrici e chi vuole pubblicare un manoscritto. In genere succede che l'aspirante scrittore versi quello che si chiama “acconto sulla produzione”, in soldoni un paio di migliaia di euro, e poi acquisti tot copie con o senza sconto. «Con tutte le spese che vanno dall'acconto alla distribuzione curata dallo stampatore, per vedere pubblicato un libro - racconta Raffaele Casula della libreria Novecento - accade che si debbano sborsare tra i 7 e gli 8 mila euro».
LE AMBIZIONI Cecilia Piras, 48 anni, maestra elementare originaria di Oniferi e residente a Nuoro, ha pubblicato il romanzo Leggere nel silenzio nel maggio scorso con La Riflessione di Cagliari. «Guadagni? Non ce ne sono, almeno all'inizio, e questo è il mio caso», avverte. Reduce dalla trafila di premi letterari regionali («Nel 2000 ho vinto il Premio San Valentino di Terni per la poesia»), dai passaggi su Internet e dai concorsi locali («Nel 2002, alla festa del Redentore, ho partecipato alla rassegna “Scrittori in piazza” con una raccolta di versi arrivata in finale») - la narratrice spiega che «si comincia a vedere qualche soldo soltanto dopo le 1500 copie vendute». Un esempio? «Se il libro costa 10 euro, all'autore ne vanno 2». Di Leggere nel silenzio sono state stampate tremila copie, quante quelle vendute? «Non lo so, sto aspettando il resoconto». Più facile, per questo, che uno si rivolga direttamente a una tipografia: pagate le spese, resta tutto il guadagno sul venduto. Cecilia Piras ha fatto così per la raccolta di poesie finalista alla rassegna del Redentore. «Mi contattò l'editore Frasi che, a gratis, mi stampò alcune copie. Poi feci da me: prima 20 e poi 500 copie: nel giro di un anno le ho vendute». Sei euro a pezzo, sul canale delle amicizie e delle conoscenze. «I giudizi sono buoni. Sinceri? Credo di sì». Già, ma perché non sottoporre l'opera al vaglio di una casa editrice normale? «Stampare a pagamento è un modo come un altro per farsi conoscere».
LA GRANDE OCCASIONE È quel che dice anche Giovanni Guiso, 44 anni, assicuratore, che nel 2006 ha pubblicato Solo apparenti asimmetrie («un thriller psicologico scritto a quattro mani, via mail, assieme a un collega di Roma») con Il Filo di Viterbo. «Ne sono state stampate 600 copie e noi ci siamo impegnati ad acquistarne 100, regalate ad amici e conoscenti». Presentazione del romanzo a Roma, distribuzione curata dalla casa editrice, finché come nei sogni di ogni aspirante scrittore una copia è finita nelle mani di un vero editore. «Il nostro libro è stato notato da Baldini & Castoldi, che nel 2007 ha acquistato i diritti. Il fatto è che non ci dava certezze sulla pubblicazione, così nel luglio scorso ce li siamo ripresi. Non nascondo che l'atteggiamento di Baldini è stato deludente. Ma dico che bisogna essere pratici. Scrivo per passione e un lavoro comunque ce l'ho. Se capita la grande occasione bene, se non capita chi se ne importa».


PIERA SERUSI
tratto da L'Unione Sarda

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