Gruppo di lettura di "Paese d'ombre" su www.gentedisardegna.it


giovedì 23 ottobre 2008

Segnaliamo...

Angoli nascosti di Claudio Moica

(dalla prefazione)
Questa silloge di Claudio Moica, dal titolo indubbiamente evocativo, Angoli nascosti, conduce il lettore in quegli interstizi di tempo, in quei luoghi nascosti dove la poesia – naturalmente – ha origine. Lì dove solo apparentemente non c’è nulla da cercare, da raccontare, si cela invece, anzitutto, il senso del persistente bisogno dell’uomo di andare, di viaggiare, di superare i limiti della ragione nonché quelli legati all’idea stessa di “limite”. È così che questa poesia porta, conduce “al di là di”, lungo il tracciato del desiderio e del sogno, verso un altro tempo, altre ragioni. Una spiritualità scevra da qualsiasi dogma o rigidità avvolge questa scrittura, essa si scorge nel paesaggio come nella tensione relazionale dell’Io lirico che cerca negli altri i propri contorni. L’autore scrive nella sua introduzione che è il dubbio e la curiosità a spingerlo alla scrittura, un desiderio di sapere (conoscere, scoprire, immaginare) che poi si traduce in quella che lui definisce una “poesia del pensiero”; un pensiero impetuoso come la primavera.

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Bachis Frau emigrato di Vitale Scanu

Bachis Frau emigrato parla di un giovane che, da un villaggio sperduto nella Sardegna centrale più profonda, Bànnari (oggi Villa Verde), assillato dalla povertà, nel periodo del secondo dopoguerra, mette in valigia i suoi sogni e la sua gioventù e affronta l’avventura dell’emigrazione.
Per circa quattro decenni svolge il suo lavoro nelle acciaierie della Monteforno - Von Roll nel Ticino. Sposa una ragazza del suo paese e insieme formano la loro famiglia in Svizzera.
Raggiunta l’età pensionabile, ritorna al paese d’origine e si fa promotore, assieme al figlio “svizzero” Andrea (laureatosi in paleontologia all’Università di Ginevra), di un innovativo progetto turistico che si concretizza in un parco culturale
nella zona del Monte Arci, da cui proveniva la pietra ossidiana. Bachis Frau rappresenta uno, dieci, cento emigrati che, mettendo a frutto le buone qualità naturali, oltre che imbottigliare preziose conoscenze professionali riesce nel contempo a salvare ostinatamente la propria identità
di Sardo e, intelligentemente, tesaurizza anche le novità e i valori offertigli dall’ambiente per lui sconosciuto dove si è trovato a operare: valori positivi, modelli nuovi di vita, mentalità diverse. Ha conservato quella dell’imprinting nativo e ha acquisito quella validissima del paese che lo ha ospitato e formato professionalmente. Dopo tanti anni di emigrazione, Bachis ritorna al suo paese e, quasi in attuazione di quelle parole programmatiche di Gramsci “occorre violentemente portare l’attenzione sul presente così com’è, se si vuole trasformarlo. Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”. Bachis Frau è in fondo un canto all’identità sarda, all’emigrazione, al lavoro, alla speranza per un tempo futuro; è come un sogno fatto a occhi aperti, una pagina scritta domani. (a cura dell’autore).
Tratto da http://www.comune.villaverde.or.it/

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ringrazio per aver segnalato nel blog il mio ultimo libro "Angoli nascosti". Rimango a disposizione per qualsiasi necessità.
Buona vita!
Claudio Moica (poeta-scrittore)

Libri Sardi ha detto...

Grazie a te per averci lasciato un messaggio! Ci invieresti qualche poesia da inserire nel post??